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L’attività d’informazione/formazione/consulenza svolta nell’ambito previdenziale è indipendente e mira a supportare i lavoratori nell’individuazione delle soluzioni più efficienti riguardanti i diversi aspetti problematici del trattamento di quiescenza, di fine servizio, del TFR e Previdenza Complementare.

venerdì 27 maggio 2016



Il riscatto della laurea ai fini della pensione
            Un investimento redditizio e sicuro

                   Cosa bisogna sapere

In materia previdenziale le idee invece di chiarirsi s’ingarbugliano sempre di più ingenerando sfiducia e confusione tra i lavoratori.
Poi talvolta le notizie sono approssimative, incomplete e conseguentemente fuorvianti.
Non ultimo si è scritto e suggerito che non conviene assolutamente riscattare la laurea ai fini pensionistici.
Si rileva la necessità di un’informazione corretta e ci dobbiamo muovere senza cedere alla facile demagogia.

Delucidiamo il riscatto del corso legale di laurea ai fini della pensione.

Riscatto vuol dire aggiungere alla posizione assicurativa un periodo privo di contribuzione che torna utile in linea generale, per andare in pensione prima (diritto) con un trattamento più favorevole (misura.)

In base alla riforma del welfare-legge 247/07 in vigore dal 1° gennaio 2008, si sono allargati i vantaggi in materia di riscatto dei corsi universitari di studio, rispetto alle norme più restrittive della legge Dini del 1995 rese applicative dall’art. 2 del decreto legislativo n. 184/1997.

Per determinare quanto occorre versare per coprire con i contributi il riscatto di laurea, l’Istituto Previdenziale effettua un vero e proprio calcolo simulato di quello che sarebbe, una volta riscattato il periodo di studi, l'importo di pensione cui avrebbe diritto l'interessato e lo confronta con quello determinato senza il riscatto.

Per questo motivo l'importo della somma da versare per il periodo di laurea non è uguale per tutti, essendo diverso da caso a caso in rapporto a fattori variabili quali l'età del richiedente (più si è “vecchi” più si paga), il periodo da riscattare, dal numero delle settimane accreditate al momento della domanda di riscatto e dalla retribuzione rapportato al periodo da acquisire.
Maggiore è la retribuzione, più elevata è la contribuzione, quindi maggiore sarà la pensione successivamente liquidata e perciò più "pesante" il costo del riscatto.
La base matematica per la definizione del costo di un riscatto tiene conto dei predetti fattori, in conformità a rilevazioni demografico-previdenziali e alla cosiddetta riserva matematica.
Con questo termine tecnico s’intende la quantità di denaro necessaria per coprire il maggior impegno finanziario che l’Istituto previdenziale dovrà sostenere per corrispondere la pensione di maggior importo derivante dall'aumento dell'anzianità assicurativa prodotta dal riscatto.

Si può riscattare il corso legale di laurea a condizione che si sia ottenuto il titolo di studio (compresa la laurea conseguita all'estero se riconosciuta da un'università italiana), nonché i periodi di corsi professionali post-maturità.
A seguito del dettato introdotto dal decreto legislativo 184 del 30 aprile 1997, in vigore dal 12 luglio 1997, sono riscattabili anche, sempre che non siano coperti da contribuzione, i periodi corrispondenti alla durata dei corsi di studio universitario a seguito dei quali siano stati conseguiti:
-         i diplomi universitari (corsi di durata non inferiore a due anni e non superiore a tre);
-         i diplomi di specializzazione;
-         i dottorati di ricerca, successivi alla laurea di durata non inferiore a due anni.
Sono, invece, esclusi i periodi d’iscrizione fuori corso e quelli già coperti da contribuzione obbligatoria.

Se il periodo corrispondente al corso legale di laurea (iscrizione e fine), si colloca temporalmente nella posizione assicurativa precedente al primo gennaio 1996, si applica l’istituto del sistema retributivo.

L’aggiunta degli anni universitari può essere strategica per il calcolo della pensione con il sistema retributivo in genere più conveniente, il cui riferimento sono le retribuzioni godute nell’ultima parte del periodo d’attività, anziché con il sistema contributivo che considera l’ammontare dei contributi effettivamente versati nella vita lavorativa.
In quest’ultimo caso il contributo di riscatto si somma al montante contributivo che alla cessazione si moltiplica per il coefficiente di trasformazione.
Per chi andrà in pensione con il sistema contributivo, il discorso è diverso per quanto concerne il calcolo.
Non si fa più, infatti, riferimento ai coefficienti di cui abbiamo parlato e il costo del riscatto sarà calcolato per ciascun anno applicando alla retribuzione lorda dell'interessato la normale aliquota contributiva vigente nel singolo periodo.

Per i periodi di studio che si collocano, quindi, (con le stesse date d’inizio e fine) dopo il 31.12.1995, il calcolo è fatto sulla base dello stipendio percepito nell’ultimo anno a ritroso dalla data della domanda di riscatto.



 Ad esempio:
  • Data domanda 17.04.2016
  • Corso laurea: 4 anni
  • Reddito annuo: 18.000 euro (dal 16.04.2015 al 15.04.2016)
  • Costo del riscatto: 33.00 % (aliquota contributiva per i dipendenti statali) di 18.000 = 5.940 x 4 = euro 23.760.
  • L’onere al netto del beneficio fiscale si attesterà a circa 16.700 euro

La laurea riscattata oltre ad incidere sempre sulla misura, indistintamente per ogni tipologia di pensione, ha valore ai fini del raggiungimento dei requisiti contributivi per l’accesso alla pensione anticipata, quindi si riduce l’attività lavorativa di un periodo pari a quello riscattato.
Per tutte le domande di riscatto presentate dal 1° gennaio 2008, l’onere può essere versato in unica soluzione oppure dilazionato in 120 rate mensili senza interessi.

E’ data la facoltà di chiedere il riscatto ancor prima di iniziare l’attività lavorativa dai soggetti non iscritti ad alcuna forma obbligatoria di previdenza.
I cosiddetti inoccupati.
In questo caso è stato fissato un contributo che fa riferimento al minimale imponibile per artigiani e commercianti (il 33% di 15.000 euro circa nel 2015) per ogni anno da riscattare.
L’onere complessivo nel 2015 per una laurea di 4 anni sarà d’euro 20.000.
Il contributo è versato all’Inps e sarà rivalutato annualmente secondo le regole del sistema contributivo e trasferito successivamente, a richiesta dell’interessato, nella gestione previdenziale presso la quale il soggetto si troverà iscritto all’atto dell’inizio dell’attività lavorativa.
Il contributo è detraibile dall’imposta dovuta dai soggetti di cui l’interessato sia fiscalmente a carico nella misura del 19 per cento, e diventerà deducibile dall’imponibile fiscale qualora lo stesso percepirà un reddito personale tassabile.
Si rammenta che a seguito del decreto legislativo 47/2000 a far data dallo 01 .01.2001 i contributi previdenziali sono interamente deducibili. E’ un aspetto molto importante da tenere in considerazione nella stesura di un puntuale e compiuto piano economico di convenienza.
La deducibilità si traduce in un consistente risparmio tanto maggiore quanto più alto è il reddito e quindi il costo del riscatto si riduce considerevolmente.
Ogni lavoratore ha una propria posizione previdenziale individuale ed il riscatto influisce sostanzialmente sull’assegno pensionistico vitalizio con riflessi economici anche sull’assegno di reversibilità.
Indubbiamente per i giovani lavoratori che avranno una pensione calcolata interamente con il sistema contributivo, la convenienza dell’operazione si è lievemente ridimensionata rispetto al sistema retributivo, ma rappresenta pur sempre un investimento seppur a lungo termine, certo, sicuro, da non sottovalutare anche se i ritorni possono essere visti assai lontani nel tempo.
Come si può costatare la tematica è complessa e delicata dagli sviluppi giuridici economici molto rilevanti ed importanti.
Tanto premesso, si raccomanda ai lavoratori che hanno titolo, di presentare immediatamente e sempre la richiesta di riscatto e prima di prendere una decisione sull’accettazione o meno della determinazione dell’Istituto Previdenziale (90 giorni dalla notifica), di analizzare compiutamente e attentamente, possibilmente con un esperto “neutrale” l’effetto che l’operazione comporta, con dati alla mano, sulla propria pensione di domani.
Bisogna operare una scelta ragionata e consapevole e non “ cadere “ nei meandri del pressappochismo, della superficialità, del sentito dire…. costa troppo… non conviene…

Non di meno bisogna guardarsi da chi propone di affidare l’equivalente capitale alla Previdenza Complementare che vuol dire investire nei mercati finanziari senza porre adeguatamente l’accento sulla rischiosità del sistema, sui costi, e sull’aleatorietà del rendimento.


Giuliano Coan
Docente e consulente in diritto    previdenziale                                                                                                 


Maggio 2016








lunedì 26 dicembre 2011

La manovra Monti-Fornero detta le nuove regole pensionistiche
Addio alle «finestre mobili»
La pensione di vecchiaia sale subito a 66 anni
E' prevista la cancellazione del meccanismo delle «finestre mobili», operativo dal gennaio scorso (12 mesi dalla maturazione dei requisiti per ricevere l'assegno, se si è dipendenti; 18 se si è autonomi). Le donne andranno in pensione di vecchiaia nel 2018 a 66 anni (65 oltre i 12 mesi di finestra, che saranno assorbiti).
Flessibilità
La fascia di flessibilità per l'età pensionabile delle donne sarà tra i 63 e i 70 anni, con un sistema di incentivi e disincentivi. Quanto invece agli uomini, l'età di 66 anni per la pensione di vecchiaia è prevista da subito.Eccezione per coloro che avrebbero maturato il diritto nel corso del 2012
Pensione anticipata
Addio anche ai 40 anni di contribuzione per l'uscita. Scatta infatti la pensione di anzianità a qualsiasi età a 42 anni + 1 mese di contributi per gli uomini e 41 anni + un mese per le donne.
Contributivo per tutti
Arriva l'estensione del metodo di calcolo contributivo pro rata per tutti. Infine, aumento delle aliquote contributive dei lavoratori autonomi.
Ci sarà «un sacrificio» per l'indicizzazione dell'inflazione a partire dal 2012, salvando le pensioni minime.

sabato 28 novembre 2009

La consulenza previdenziale per il personale della scuola

Il susseguirsi delle riforme legislative in materia di stato giuridico e previdenziale, dei Dirigenti Scolastici e delle Alte Professionalità docenti e personale ATA della scuola nonché il decentramento delle competenze, impongono una sempre maggiore attenzione sulla trattazione delle pratiche previdenziali.
Attenzione necessaria anche in considerazione dell’individuale e variegata, talvolta complicata storia professionale di ciascun lavoratore.
La complessità e la difficile comprensione della materia peraltro sempre in evoluzione, impongono modalità di relazione indispensabile con gli interessati nell’informare, nel consigliare,e nel delineare consapevolmente opzioni diverse, in relazione al proprio futuro.
Il lavoratore, per operare le sue scelte di vita, ha la necessità fondamentale di conoscere le diverse possibilità che la legislazione previdenziale gli offre nelle diverse età e di essere soprattutto correttamente informato.
Le Istituzioni scolastiche svolgono un ruolo importante poiché predispongono tutti gli agli atti alla base dei conseguenti provvedimenti Inpdap.
Le determinazioni devono essere sempre controllate accertandone l’esattezza e vanno accettate dopo un puntuale riscontro dei dati elaborati ed un’attenta analisi giuridico/economica di convenienza sull’utilità degli eventuali provvedimenti a titolo oneroso. Tanto vale per tutte le prestazioni erogate dall’Ente previdenziale.
Il più delle volte bisogna ricorrere, perché i dati sono errati o non sono corrispondenti e talora si deve intraprendere un’azione legale per vedere riconosciuti i propri diritti.
Il tutto ha una valenza importantissima che può condizionare anche la qualità e la serenità di vita della persona e della sua famiglia.
Ciò nonostante si registra, oltre alle numerose disfunzioni che emergono nelle diverse province, tanta superficialità, una conoscenza sommaria del sistema previdenziale e della propria posizione pensionistica che peraltro assume, specialmente negli ultimi anni di servizio, un aspetto molto ragguardevole e delicato.
La consulenza previdenziale, nello spirito di irrinunciabili esigenze solidaristiche, mira a supportare indistintamente tutto il personale della scuola nell’individuazione delle soluzioni più efficienti riguardanti i diversi aspetti problematici del trattamento di quiescenza, di fine servizio, del TFR e Previdenza Complementare.
Viene incontro alla necessità di offrire a ciascuno un servizio di conoscenza, controllo e verifica, con la garanzia di professionalità e riservatezza. La consulenza - da effettuarsi in presenza, per un confronto immediato con la persona interessata – sarà indipendente e neutrale, ossia effettuata mantenendo un punto di vista tecnico-normativo ed economico che consenta al singolo lavoratore di:
· analizzare, approfondire e controllare in modo oggettivo la propria copertura previdenziale e tutte le prestazioni Inpdap (Pensione, Tfs, Tfr, Attività Creditizia e Sociale) - ricostruire la posizione assicurativa
· valutare la convenienza del riscatto e della ricongiunzione/totalizzazione di periodi e/o servizi scegliere liberamente e consapevolmente, senza influenze o condizionamenti di parte, l’adesione alla previdenza complementare (Fondo Espero) ed ogni altra forma di previdenza integrativa

Tematiche oggetto di consulenza:

· Le novità previdenziali di recente approvazione e quelle all’orizzonte
· La pensione nella scuola: quando e quanto
· La riforma del Welfare: cosa cambia dal 2008 e dal 2010
· Maggiorazione del 18% sulla retribuzione di posizione e I.I.S. (indennità integrativa speciale) dei Dirigenti – dottrina e giurisprudenza
· Previsioni e calcoli della pensione e della buonuscita
· Valutazione e calcoli in vista della quiescenza: scelta consigliata
· Verifica e controllo della buonuscita e della pensione
· Doppio calcolo per l’applicazione del trattamento pensionistico piu’ favorevole su anzianità contributiva di oltre 40 anni-Istanza all’Inpdap
· Ricostruzione ed accertamento della posizione previdenziale
· Le ricongiunzioni Inps/Altre Casse/Inpdap: convenienza
· I riscatti ai fini della pensione: calcolo e convenienza
· L’utilità del riscatto della laurea ai fini della pensione: le nuove regole dal 1°gennaio 2008
· La totalizzazione della contribuzione di servizi nazionali ed esteri
· TFS (buonuscita) /TFR: il calcolo per gli optanti
· I riscatti ai fini del TFS e del TFR: calcolo e convenienza
· Le prestazioni creditizie e Sociali Inpdap
· L’importo di pensione secondo il sistema pubblico Inpdap e Inps
· Il Fondo Scuola Espero: quando conviene aderire
· Fattori soggettivi ed oggettivi da considerare prima dell’adesione
· Analisi e valutazioni ad personam di ogni altro eventuale aspetto di carattere giuridico/ economico/previdenziale e dei casi più complessi e delicati